Il cotone è un filato naturale che però presenta alcuni problemi in merito alla sostenibilità ambientale. Occorre quindi saper scegliere bene per evitare che la sua produzione impatti il pianeta.
L’impatto ambientale del cotone
Secondo quanto rilevato dagli ultimi studi, il cotone filo di Scozia quando è biologico richiede una quantità notevolmente minore di acqua rispetto al cotone tradizionale ovvero il 91% in meno. Inoltre, si riducono allo stesso tempo le emissioni di gas serra dannose. La risposta più sostenibile e quindi il cotone biologico poiché quello organico necessario per produrre una singola t-shirt consuma da solo 2700 litri di acqua senza contare poi l’occupazione del suolo, l’uso di fertilizzanti e pesticidi. Per tali motivi diversi brand di moda preferiscono soluzioni più sostenibili al cotone organico che impatta non solo per il consumo di acqua ma anche per colpa delle altissime emissioni di carbonio derivanti da trasporto, imballaggio e altri passaggi per la produzione.
La vita utile dei capi in cotone
Il tutto naturalmente va anche commisurato alla vita media utile di una maglietta o polo in cotone. Se il capo di abbigliamento prodotto in fatta così tanto e viene utilizzato poco, l’impatto è ancora più grande. Invece, vale la pena investire in un capo di qualità superiore realizzato con un cotone che abbia certe caratteristiche destinato a durare a lungo. Anche per tale motivo diversi brand propongono i cosiddetti capsule wardrobe che includono capi senza tempo destinati a durare per più stagioni.
I punti di forza del cotone biologico
Invece, quando si passa ad analizzare il cotone biologico, spicca subito un minore consumo di risorse. Inoltre, è diverso anche il sistema di produzione del cotone biologico. Il cotone organico industriale ha un processo industriale appunto che quindi produce un impatto maggiore. Al contrario, il cotone biologico spesso viene prodotto in piccole aziende che aumentano le loro attenzioni verso l’ambiente iniziando dal consumo di acqua piovana ed evitando l’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti i quali potrebbero inquinare il terreno e poi le falde acquifere una volta dilavati dalle piogge.